Non è una notizia per la quale vale la pena strapparsi le vesti in termini entusiastici, ma l’accertamento del rallentamento del calo dei prezzi sul territorio italiano sembra conferire il giusto grado di positività a un comparto che – negli ultimi anni – è stato al centro di un deterioramento progressivo che l’ha condotto (forse) ad un punto di stabilizzazione. In particolare (affermano i dati prodotti da Immobiliare.it), dopo il crollo dei prezzi di vendita registrato nel 2013 (- 6,6%), il primo semestre dell’anno si sarebbe chiuso all’insegna della stabilità, con un rallentamento del calo dei prezzi pari all’1,8% dal 31 dicembre 2013 al 30 giugno 2014.
“Se la variazione semestrale del prezzo medio degli appartamenti in vendita è abbastanza contenuta” – afferma la nota di Immobiliare.it – “rispetto a giugno 2013 il calo è più elevato: -5,3% (…) La lieve ripresa nel settore mutui evidenziata da più osservatori, tanto per la domanda quanto per le erogazioni ha facilitato le famiglie nella compravendita di immobili, anche se non è cresciuta certo la capacità reddituale: da qui lo stallo dei prezzi, che comunque continuano a scendere in diverse aree del Paese, in primis al Centro”.
Sotto il profilo territoriale, è l’Italia centrale la macro area che soffre maggiormente: in queste regioni, infatti, il calo dei prezzi nel primo semestre è stato pari al 4,1%, contro il – 0,5% del Nord Italia e l’1% del Sud. Anche su base annua permane una sofferenza maggiore al Centro, dove la flessione è stata pari al 7,4%, mentre il Nord e il Sud flettono le quotazioni del 4% e del 4,5%. Stando sempre alle statistiche formulate da Immobiliare.it, a giugno 2014 per un appartamento al Nord sono stati mediamente richiesti 2.261 euro al metro quadro, contro i 2.648 euro al metro quadro al Centro e i 1.969 euro al metro quadro al Sud.
Si rileva inoltre come le città di maggiori dimensioni (intendendo per tali quelle che hanno più di 250 mila abitanti) abbiano sofferto la crisi in maniera più lieve rispetto a quelle di piccole dimensioni, considerato che il calo dei prezzi è stato pari all’1,4% nel primo semestre per i centri abitati di maggiori ampiezze, contro il -1,8% dei centri abitati di minori dimensioni. Un dato che, in evidenza, sembra contrastare parzialmente con quanto accaduto in passato, quando erano le città maggiori a subire i cali di quotazione più evidenti, a beneficio invece dei centri medio – piccoli, che spesso beneficiavano della domanda “dirottata” dai centri principali.